Sabato 13 Novembre 2010 - Brescia - Convegno "Bruno Bonomelli maestro di atletica".
Con una relazione ricca di ricordi e di emozioni, il dott. Gabriele
Rosa ha aperto il Convegno dedicato ai cento anni della nascita di Bruno Bonomelli,
giornalista, storico e scrittore di atletica leggera, “un maestro” come recitava
il titolo di questo appuntamento voluto e organizzato dell’Archivio Storico
dell’Atletica Italiana (ASAI). Sede del Convegno l’elegante salone “Piano Nobile”
di Palazzo Cottinelli, in via Marsala, a Brescia.
Già il titolo della relazione di Rosa, “Noi, i ragazzi di Bonomelli”, indicava
il “taglio” che avrebbe dato il relatore, che del maestro rovatese è stato prima
atleta, e poi amico per tutta la vita. “Bonomelli è stato determinante nelle
scelte professionali della mia vita, orientandole con il suo insegnamento vero
lo sport, l’atletica e il mondo della corsa”.
Bonomelli è stato ricordato con affetto in tutte le sue molte e talvolta controverse
“facce”: l’ospite generoso e grande conversatore, il battagliero dirigente e
allenatore, il polemista talvolta eccessivo che suscitava antipatie e reazioni,
il grande viaggiatore (sempre a sue spese e non a rimorchio di altri o di istituzioni
sportive), il compilatore di statistiche che hanno aperto un’era di ricerche
e analisi, l’autore di libri di atletica pagati con soldi che venivano dalle
sue tasche.
Dopo l’introduzione di Alberto Zanetti Lorenzetti, vicepresidente dell’ASAI,
e la toccante relazione di Gabriele Rosa, è stata la volta di Sergio Giuntini,
storico dello sport, con una approfonditissima relazione sullo sport negli anni
’50, gli anni della Guerra Fredda, che anche nello sport contrapponevano i due
grandi blocchi mondiali (Est – Ovest). Giuntini ha ricordato ai presenti la”cornice”
nella quale Bruno Bonomelli decise di presenziare al Festival Mondiale della
Gioventù, nel 1953 a Bucarest.
Con il prof. Enrico Arcelli si è tornati al Bonomelli allenatore e alle sue
intuizioni sulla distribuzione dello sforzo nella corsa di maratona: anche in
questo la sua voce fu “controcorrente” in quegli anni, ma con fondamenti tecnici
che poi si sono rivelati azzeccati.
Uno dei “pallini” di Bruno Bonomelli fu la ricerca della localizzazione e delle
motivazioni che avevano portato ad essa degli impianti sportivi nella città
di Brescia. Un eccezionale contributo storico è stato portato dall’architetto
Massimo De Paoli su questo argomento, che, da solo, avrebbe meritato un Convegno.
Ultima relazione quella del prof. Marco Martini, che, senza ombra di dubbio,
può essere considerato l’erede di Bruno Bonomelli quanto a studi storici sull’atletica
italiana. Martini ha ricordato la grande generosità di Bonomelli nell’aprire
la sua biblioteca e le sue “carte” a chiunque volesse approfondire la ricerca
storica. Approfondimenti che sono quasi sempre mancati nella storia della atletica
italiana e dello sport in generale, affidati a “rifritture” continue di argomenti
triti e ritriti. E Martini, con pacatezza ma con altrettanta chiarezza, non
ha risparmiato nessuno.
La giornata di studi bonomelliani è stata chiusa dell’intervento di Ottavio
Castellini, presidente dell’ASAI, nel quale si sono amalgamati molti ricordi
personali (Castellini ha compilato con Bonomelli molti lavori storico-statistici
sull’atletica bresciana). La conclusione affidata ad una frase da “Il giorno
della civetta” di Leonardo Sciascia. Lo scrittore siciliano affida ad uno dei
suoi personaggi la suddivisione dell’umanità in cinque categorie: gli uomini,
i mezz’uomini, gli ominicchi, i piglianculo e i quaquaraquà. “Di fronte alla
crescita esponenziale di alcune di queste categorie, mi sento di affermare con
forza, che oggi, in questo salone, noi abbiamo ricordato un uomo, con la lettera
iniziale maiuscola”.
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